di Gaetano Perillo
Meritoriamente, da alcuni giorni Monica De Santis di “Le Cronache di Salerno” ci sta ragguagliando sulle vicende riguardanti la sorti del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale. La difficile situazione in cui esso versa per mancanza di fondi, acuita dalla quasi paralisi delle attività determinata dalla pandemia, fa paventare addirittura una prossima imminente chiusura della struttura nell’attuale ubicazione o in subordine il suo trasferimento in un’altra sede. Su questa ipotesi, come inevitabile in casi del genere, sono fiorite idee e proposte le più disparate, ciascuna supportata da argomentazioni giustificative per la scelta. Pur apprezzando l’atteggiamento di alcuni comuni che si sono offerti di ospitare il Museo sul proprio territorio che fu teatro di tante operazioni militari, ritengo che esso verrebbe a trovarsi in una posizione ancora più decentrata e di minore richiamo per i visitatori. Per una più idonea collocazione in città sono state indicate varie soluzioni, alcune possibili altre direi decisamente improbabili per mancanza di caratteristiche e di idonei spazi disponibili. Chi conosce l’attuale configurazione del Museo sa che esso ospita una serie di reperti esposti nelle sale interne, ma anche, distribuiti nel cortile esterno, alcuni ingombranti esemplari dei mezzi navali e terrestri originali impiegati per quell’importante e complessa operazione. Già questo porta ad escludere alcune proposte chiaramente non idonee, a meno di non alterare il concetto ispiratore del tema espositivo. Mi riferisco alla Stazione Marittima, nata per tutt’altra destinazione d’uso, e che non dovrà ulteriormente tardare ad assumere le sue reali funzioni a servizio della navi da crociera. L’ex Tribunale mette a disposizione molti e spaziosi locali, anche in numero superiore alle esigenze. Dovrebbe allora convivere con altre eventuali aree espositive, a scapito della unicità tematica. Singolare risulterebbe l’ubicazione sul Forte La Carnale, anche originale e suggestiva per la sua posizione panoramica. C’è l’aspetto negativo rappresentato dalle difficoltà di accesso, a meno di non eseguire idonee sistemazioni di risalita. Incide inoltre, se si vuole dare spazio alla scaramanzia, il ricordo del fallimento delle varie iniziative avviate in passato e negativamente concluse. L’ultima proposta in ordine di tempo è quella avanzata da Michelangelo Russo. Egli ipotizza che la Fondazione Menna lasci l’attuale sede nella Casa del Combattente e faccia spazio al Museo dello Sbarco. Non credo che l’ex-magistrato ignori che occorrono anche spazi esterni, come ricordavo prima. La palazzina indicata ne è priva e quindi la diminutio del materiale esposto dovrebbe essere concordata e accolta dai curatori del Museo. Vengo ora a quelle che mi appaiono le due ipotesi più plausibili. La prima riguarda la delocalizzazione della Caserma della Polizia Pisacane – ex Convento di San Domenico e l’altra l’utilizzo dell’ex Monastero di San Benedetto, già sede del Distretto Militare e poi trasformata in Foresteria Ufficiali, ma da anni tenuta inutilizzata. Tuttavia per quanto riguarda il sito della Caserma Pisacane risulterebbe che sia previsto un diverso uso, dato che sarebbe interessato dal prolungamento del trincerone e ciò costituirebbe un impedimento per interferenza con altro progetto. Resta quindi l’ex Caserma Carrano, già Monastero di San Benedetto. È facilmente raggiungibile dal centro città, situata di fronte al Museo Provinciale può rappresentare un secondo polo espositivo accessibile nell’area di via San Benedetto, dispone di locali interni variamente distribuiti per una razionale distribuzione dei reperti storici – inclusa un’area ristoro per i visitatori – e consente con due ampi cortili esterni di sistemare i veicoli bellici e gli altri materiali d’epoca evocativi dell’avvenimento. Lo stesso edificio, con la sua storia, rappresenta una degna cornice per un siffatto Museo. Un eventuale obiezione sulle difficoltà per trasferire i materiali più ingombranti sarebbe superabile ricorrendo all’uso degli elicotteri con cui calarli dall’alto all’interno dei cortili. Si tratta ovviamente di una proposta a titolo personale e tuttavia mi auguro che possa essere tenuta in considerazione, ove dovesse avere concreta attuazione il trasferimento del Museo dello Sbarco in altra sede. L’ideale sarebbe far coincidere tale operazione con la ricorrenza dell’80esimo anniversario – 9 settembre 2023 – di quello storico avvenimento, secondo solo allo sbarco in Normandia per la complessità delle operazioni e il massiccio impiego di uomini e mezzi